La Disposofobia e l’Home Staging
La tecnica dell’Home Staging non va assolutamente d’accordo con la Disposofobia però potrebbe esserne un valido rimedio e non solo perché così raccontano i mass media; può esserlo davvero.
Ecco un caso nel quale l’Home Stager può divenire addirittura il braccio destro di un medico. Innanzi tutto cos’è la disposofobia?
Questo disturbo mentale, così definito dalle scienze psicologiche, viene chiamato anche Disturbo da Accumulo, vale a dire uno stato ossessivo dell’individuo che sente l’estremo bisogno di accumulare, solitamente nella propria abitazione, quantità smisurate di oggetti con la conclusione di un impedimento totale e insalubre del potersi muovere o vivere agiatamente la propria casa.
Nella maggior parte di queste situazioni, e in questo specifico caso si parla di Sillogomania, si accumulano oggetti completamente inutili che possono naturalmente in seguito divenire pericolosi e soprattutto nocivi a causa della mancata areazione e mancanza d’igiene che provocano con la loro presenza. Per non parlare del probabile innescamento di incendi che tutto ciò facilita di molto.
La persona affetta da questa patologia, definita dalla lingua inglese hoarder cioè accumulatore infatti, non potrà preoccuparsi della propria pulizia personale o ambientale e, in tanti casi, non avrà più spazio per cucinare o riposare comodamente.
Ne va quindi di tutta la sua salute per non parlare del fatto che allontana nettamente da sè amici e familiari. E’ una compulsione che provoca seri danni e nasce dall’ansia. Si prospetta quindi il bisogno di sentirsi appagati attraverso l’accumulo.
Esso può riempire in modo concreto un disagio del tutto teorico come uno stato di solitudine. Può proteggere, può erroneamente far credere di possedere beni di valore, può aiutare a trattenere a sé i ricordi. Le motivazioni sono diverse e hanno ognuna tante ramificazioni. Ma noi, e l’Home Stager soprattutto, non siamo psicologi anche se dobbiamo riuscire a entrare un po’ nella mente delle persone e dobbiamo saper essere molto empatici per capire bene cosa desidera il cliente, quindi, non spetta a noi decodificare questo disturbo psichico.
Ciò che però possiamo fare, e non è poco, dal momento che questa problematica ha diversi gradi di gravità (esattamente 5 tipi riconosciuti) dal meno grave al più grave, è mostrare un futuro migliore, il bello, per quel che riguarda la dimora.
Noi che abbiamo la possibilità di idealizzarlo e renderlo veritiero potremmo, attraverso progetti, racconti, video e immagini, presentare ciò che sarà realmente per evitare così lo shock del perdere tutto quel che si ha. Molto spesso infatti, il professionista dell’Home Staging, viene chiamato per poter dimostrare il nuovo volto della casa e sovente è accaduto che il “paziente”, ha ceduto al fascino di locali più graziosi, vuoti, puliti, ben arredati, luminosi e areati.
Infatti, mentre il termine disposofobia, dal greco φόβος letteralmente significa “paura di buttare”, una delle prime tappe di questa nostra arte invece è proprio l’eliminare il vecchio e il superfluo (a meno che non valga la pena rinnovarlo completamente).
Andare perciò contro la propria compulsione. Fare l’esatto contrario di quello che la preoccupazione suggerisce.
La prima cosa da fare, per un buon risultato di Home Staging, è la pulizia. Liberarsi di tutto ciò che continua a dare all’occhio una parvenza di sorpassato, stonato, disarmonico o antiestetico. Un “trauma” prima, che porta però alla risoluzione dopo. Affiancando così professionisti del settore medico, l’Home Staging può fare quindi davvero un gran lavoro sostituendo lo sgradevole con l’incantevole e, questa volta, oltre a dare nuova vita ad un immobile, la darà anche ad una persona.