La Collage House di Mumbai
Ad ispirare gli architetti dello studio S+SP Architets nella progettazione della casa collage di Mumbai è stato proprio l’ambiente circostante. L’ispirazione è arrivata proprio dall’osservazione della moltitudine di fabbricati modesti, costruiti ingegnosamente con materiale riciclato, che contraddistingue i quartieri poveri della città più popolosa dell’India.
Nasce così la Collage House, un perfetto esempio di “architettura del riciclo”.
Gli elementi singoli, che solitamente servono per accedere alle stanze o per arieggiarle, dismessi per deterioramento o per demolizione delle case, vengono qui recuperati e riposizionati nella nuova costruzione.
Ecco dove si concretizzano creatività e fantasia: porte e finestre non svolgono più soltanto il loro naturale compito, bensì compongono le pareti sostituendo il mattone.
E’ possibile davvero fare tutto, quando facciamo del nostro estro il nostro personale suggeritore.
L’usanza perde spesso il suo significato e il tempo rinnova.
Occorre uscire dagli schemi, sbarazzarci delle convinzioni che ci tengono prigionieri, nella credenza di ciò che conosciamo per funzionale.
La certezza che possa essere adeguato soltanto ciò che abbiamo visto in passato deve essere smantellata, dobbiamo metterci in gioco alla riscoperta dell’innovazione, risvegliare in noi la capacità di vedere oltre l’abitudine, oltre il consueto. La spinta a provare nuovi materiali, nuovi accostamenti, nuove formule, porta infine alla creazione di opere esordienti, moderne e particolari.
Vista dall’esterno, questa casa davvero originale, si esprime su tre livelli in cima ad una collina con vista su Mumbai. E’ un collage di porte e finestre, alcune posizionate in orizzontale, mentre altre verticalmente, ed ottemperano anche alla loro normale mansione, che appare quasi un optional.
La costruzione si svolge intorno ad un cortile con praticello e piante verdi. Gli fanno da corredo piastrelle colorate, scaglie di pietra e una parete rivestita di tubi metallici, che raffigurano un decorativo accostamento di canne di bambù.
Un balcone in vetro blu contrasta sulla facciata tra le porte in tinta naturale, sul tetto alloggiano pannelli solari. Una cisterna della capienza di 50mila litri raccoglie l’acqua piovana, una piscina coperta trionfa visibilmente sul lato sinistro dell’entrata e sulla terrazza un piccolo padiglione in vetro è sorretto da antiche colonne, il tutto apparteneva ad una casa centenaria che fu demolita.
Un ascensore interno, chiuso solo da una rete decorativa, porta dal parcheggio ai locali superiori.
L’eclettico soggiorno è uno stravagante patchwork di forme e materiali. Le porte visibili dall’esterno si aprono ad arieggiare la stanza, fungendo da bizzarre finestre, che si confondono tra vetri fissi e finestre vere.
Il soffitto in cemento a vista e il pavimento in marmo con intarsi in ottone dovrebbero lottare per incompatibilità di carattere e creano invece un piacevole cromatismo.
Camere da letto e bagni presentano soffitti in cemento o vecchie travi in teak. Il teak è anche spesso usato per i pavimenti, che, in alcune stanze, invece, sono chiari e lucenti e rispecchiano l’esterno che traspare dai vetri. Un gioco che si insinua tra ruvido e trasparenze per scivolare gradevolmente tra zone levigate e morbide.
Lo sguardo si sorprende ovunque vada a poggiare e si riscopre deliziato nell’incontro con l’angolo meditazione, caratterizzato da una parete tonda in vetro e dall’energia tipica dei luoghi di preghiera indiani.
Gian Maria Brega
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